Questo Blog è stato fatto solo per il puro
piacere di recensire ciò che mi è attorno, che mi colpisce in maniera positiva o
negativa. Nessuna presunzione in questo, quindi spero che nessuno veda le recensioni che farò come critiche mirando a qualcosa di personale o di negativo.
Inoltre, vorrei specificare che il lavoro di recensionista cresce, di giorno in giorno, con le opinioni di tutti. Il recensionista non ha solo UNA opinione, cresce imparando a confrontare gli argomenti, di conseguenza le recensioni possono modificarsi, cambiare e correggersi.

Anna

giovedì 23 febbraio 2012

WALL•E (2008)





Dopo i capolavori "Alla Ricerca di Nemo", "Monsters, Inc." e "Ratatouille", ecco a voi un altro capolavoro che riuscirà a strapparvi se non un sorriso, anche due. 
Dall'incredibile regia di Andrew Stanton (premio Oscar per "Alla Ricerca di Nemo"), è nata una pellicola -anche se non userei definirla tale data la modernità con cui il film viene condotto- con talmente tante peculiarità che definire originale sarebbe poco. Ciò che appare fantastico agli occhi dello spettatore è il modo con cui sono stati gestiti non solo i temi trattati, ma anche musica, grafica e le caratteristiche dei personaggi. 
Partiamo dalla trama: il protagonista del film è il robot WALL•E (Waste Allocation Load Lifter Earth Class) unico abitante della Terra, che a causa dell'eccessivo inquinamento e del continuo accumularsi di rifiuti costringe l'intera umanità ad abbandonarla a causa dell'invivibilità. Il compito di WALL•E è proprio quello di ripulire il pianeta, compito a cui adempie diligentemente per più di settecento anni. Stranamente, quest'automa riesce a provare emozioni e mentre pulisce il robottino, come spinto da una umana ed innata evoluzione, raccoglie gli svariati oggetti che trova in giro.Ad interrompere la sua routine secolare sarà la robottina EVE ( Extraterrestrial Vegetative Evaluator) di cui si innamora al primo sguardo. EVE è scesa sulla terra per ricercare tracce di vita organica e quando riuscirà a trovarne una, tornerà sull'astronave dove i discendenti degli esseri umani vivono da circa sette secoli, trascinando WALL•E con sè. Lì, il dolce robottino, scoprirà che gli eredi dei suoi creatori sono diventati degli obesi invertebrati quasi incapaci di muoversi e seguiti e gestiti completamente da automi. Ma, con l’aiuto di EVE, riuscirà a cambiare le cose.
Se la trama sembra non attirarvi, aspettate di vedere la prima mezz'ora del film. La narrazione viene affidata alla impressionante capacità comunicativa, sonora e mimetica, del piccolo robottino, per una buona parte del film, ed è straordinario quanto questa parte sia riuscita a racchiudere quell’universalità di linguaggio tipica del cinema vecchio stile.
Stupisce scoprire quanto intrinseco di metafore sia questo film. Come l'inquadratura della grande astronave di Neil Armstrong, distrutta, con al fianco un cartellone pubblicitario che avvisa di un centro commerciale "coming soon", o ancora quando il comandante dell'astronave, anch'egli completamente gestito da automi, riesce a compiere piccoli passi con in sottofondo la colonna sonora di 2001:Odissea nello spazio. Ma la metafora più massiccia è quella che il regista compie anche sottoforma di critica alla società attuale. Sull'astronave si noterà come l'umanità non possa fare a meno di cibi calorici, di guardare costantemente uno schermo, e di quanto si arrivi ad ignorare la bellezza delle stelle o di un vecchio film. Ciò che il personaggio di WALL•E, invece, riesce a fare rendendo il film melanconico e dolce.
I personaggi, difatti, tendono a sottolineare i temi che porta a trattare questo film. Partendo da WALL•E e EVE, quando l'amore può nascere anche solo da uno sguardo, all'amore del robottino per le piccole cose -sottolineando la LORO umanità-, per finire al genere umano, che preso dalle modernità e dall'avere una vita "a portata di click", non riesce più a gestire il pianeta e lascia il tutto com'è, abbandonandolo. Mentre alcuni sono riusciti a cogliere i messaggi positivi che questa proiezione ha mandato, altri hanno dato più valore a ciò che il lungometraggio sottolineava in modo negativo quali, l'incontenibilità ambientale e l'obesità, perciò il film è stato revisionato per la visione finale.
La grafica elaborata, riesce a rapire e colpisce, non tralasciando niente, ma dà allo spettatore ciò che vuole vedere. D'altronde la Pixar, ne ha fatta di strada, dai tempi di "Toy Story", e migliora di film in film con effetti speciali inimitabili. 
Ciò che dona una perfetta cornice a questo splendido lungometraggio è la colonna sonora. Sia anche data dalla musica prettamente orchestrale, è aiutata da canzoni stile anni '70, prese anche dal film "Hey, Dolly!", che rendono il tutto più romantico, dolce e melanconico. Consiglio il film per chi ha voglia di tuffarsi in una tenera atmosfera, un pizzico di ironia e un dolce amore.
Eccovi il Trailer.



Teneramente innamorata di WALL•E,
Anna.

domenica 29 gennaio 2012

Hair Spray - Grasso è Bello (2007)





Frizzante. Ecco uno dei pochi aggettivi per definire questa brillante commedia-musical. Sebbene sin dall'inizio dia l'idea di un'ennesima commedia americana basata, ancora una volta su una ragazzina con problemi relazionali, si scopre tuttavia una trama un pò banale, questo sì, ma svolto in maniera totalmente originale. E sono proprio i personaggi che lo rendono tale. A partire dal fantastico e (fuori dal suo solito stile) John Travolta in stile femminile, ai sempre verdi attori come Queen Latifah, Michelle Pfeiffer, con il suo ruolo da cattiva in questo film, fin ai nuovi talenti quali Zac Efron, acclamato dal pubblico adolescenziale, e la protagonista, al suo primo film Nikki Blonsky. 

Oltre ad un ottimo lavoro svolto con le personalità dei personaggi, Adam Shankman, uno dei suoi primi lavori come regista, svolge un lodevole lavoro anche con le coreografie e con le canzoni. Ammettiamo, però, che forse se le canzoni non fossero state accompagnate da una eccezionale corpo di ballo, non avrebbe riscosso un così grande successo. Sì, perché grazie appunto alle coreografie, ai costumi e alla musica, il film prende piede verso un caldo e accogliente antro degli anni '60, a Baltimore. E' qui che si svolge tutta la storia di Tracy Turnblad, desiderosa di riscuotere successo nel programma televisivo pomeridiano -dove alla fine, oltre che ballare, non si sa cosa fanno- e al contempo far breccia nel cuore di Link Larkin, divo del programma. Nonostante alcuni ostacoli, e l'entrata in scena di tutti gli altri personaggi, Tracy ce la farà, ma.... 

Preso spunto dall'omonimo musical dell'88 di John Waters (Grasso è Bello), il film risulta comunque nuovo e travolgente, capace di trattare tematiche non troppo banali, ma approfondite. Oltre al lottare per la conquista di un sogno, l'anno '62, rappresenta un anno importante per l'integrazione raziale, e viene ripreso più volte con leggerezza, ma con profondo sentimento, cercando di sottolineare la xenofobia di alcuni dei personaggi e in altri la consapevolezza dell'essere tutti uguali. La pellicola, infatti, riesce a sottolineare più volte, tramite i personaggi come Queen Latifah e Elijah Kelley, e canzoni piene di allegria e vivacità, quanto sia fantastica la cultura Afro, offuscando quasi la popolare musica "bianca".
117 minuti, dei quali neanche la metà di parlato, rendono il film piacevole per chi ha voglia di passare tempo in compagnia di una trama leggero. Ma attenzione, chi non ama i musical e le commedie di questo genere rischia sul serio di annoiarsi. 

Sapendo che l'FBI ha svolto "il suo lavoro", il link in streaming del film questa volta non ci sarà. In compenso metto una delle canzoni della pellicola, in modo tale che chi ha letto questa recensione possa "tastare" con i propri occhi parte del film.





Buona visione.
Anna, dai capelli cotonati.

venerdì 13 gennaio 2012

Edward Mani Di forbice - (1990)





   Ora recensisco un film di portata straordinaria, che al tempo, venne apprezzato dalla critica, e amato dagli amanti dello stile gotico-dark/malinconico-dolce. 

   Partiamo dal presupposto che Tim Burton ha una propria personale visione del mondo, come già dimostrato nel Batman del 1989. Tuttavia, in questo film, rende più chiaro il suo concetto di società e si distacca, ancora una volta, dalla sua omologazione sociale. Lo scopo del regista è quello di dimostrare che la diversità non sempre è un male e l'affronta con un parallelo fondamentale. La struttura narrativa, ne accentua il tono fiabesco, ma la scenografia concretizza il tutto con gli elementi archittettonici e costumisti. Il film inizia, appunto, ambientato in una cittadina che si presenta con case identiche di tinte pastello -segno di uniformità- in cui, qualunque tipo di novità, stravolge la quotidianeità. 
   Il protagonista della vicenda è Edward (interpretato dal brillante Johnny Depp), geniale creazione di uno scienziato - Vincent Price - che, morendo, lo lascia in balia della solitudine e imperfetto. E così, la particolarità di Edward è che, al posto delle mani, ha infatti delle enormi e taglienti forbici. A far uscire Edward dall'oscurità del castello nel quale viveva, è una signora dall'animo gentile, rappresentante di prodotti cosmetici casualmente in visita al castello, Peggy che lo ospita in casa sua con la famiglia e cerca di farlo entrare in società, da bravissimo "artista delle forbici" qual è. Ed è qui che iniziano le fantastiche e tormentate avventure di Edward, proprio a causa della sua peculiarità. Peggy, sarà la la figura materna del film, che andrà via via diminuendo di importanza con l'entrare in scena della figlia , la bella Kim, interpretata dalla fantastica Winona Ryder. Lei diventerà la co-protagonista del film e tra i due nascerà un tenero e profondo amore, che , seppur corrisposto, sarà impossibile. E i due dovranno ben presto separarsi.
   Ciò che m'ha colpito del film sono le caratteristiche dei personaggi. Sono articolati, ma tuttavia semplici. Ad un occhio attento, si nota che i personaggi fanno quasi contrasto tra loro, per portare chi guarda il film ad incuriosirsi fino ad arrivare al "The End". Analizziamo il protagonista: 
   -Curiosità interessante, Johnny Depp dice solamente 169 parole in tutto il film. Ma ciò non è importante, poiché risalta solo l'immagine che dà di sé. Edward, innocente, creativo, solitario, introverso, con il suo aspetto oscuro, sbarazzino, alternativo. Il suo passato si inserisce nel corso del film attraverso flashback malinconici e risolutivi. Le forbici, si direbbero una metafora, come elemento di impaccio, che si trasforma in un pregio solo quando l'occhio umano smette di osservarlo come un mostro, riscoprendo l'amore verso il diverso, che ha molto da far capire. Un elemento legato al protagonista è la neve, sinonimo di bellezza straordinaria la cui origine è legata alla triste storia di un uomo, oscuro e dannato ma al tempo stesso amato e mitizzato. Johnny si dimostra ancora una volta un attore come pochi. Versatile, in ogni ruolo che decide di svolgere. Se ci pensate ha avuto un ruolo molto difficile da svolgere, ma ha saputo compiere un ottimo lavoro, sotto la guida attenta della regia. Ottimo lavoro;
   -Il Personaggio di Kim entra in scena dopo solo 40 minuti dall'inizio del film, ma sarà una figura sempre più presente. E' strano vederla apparire così tardi, forse perché siam abituati a block buster con trame monotone e con personaggi sempre banali, che si iniziano a conoscere fin dall'inizio della storia. Il personaggio di Kim, dimostra nel corso della pellicola, una maturazione che va al di là dell'età che dimostra. E' proprio lei che va oltre la diversità e arriva allo scopo che Tim Burton vuole - a tutti i costi :) - far trasparire.
   Grazie alla profonda sensibilità del regista e all'uso mirato della composizione musicale di Danny Elfman, Edward mani di forbice, rappresentato, antecedente di "Nightmare Before Christmas", è l'ennesima conferma della forza di un grande artista del nostro tempo, un inestimabile capolavoro di umanità e originalità da scolpire nella mente e conservare nel cuore.


Megavideo.


Anna. 

lunedì 26 dicembre 2011

Se Solo Fosse Vero (film) - (2006)


Eccomi qui a recensire un film del genere che più mi aggrada. Ebbene sì, ho il cuore romantico, oltre che innamorato delle commedie. Questo film m'è piaciuto fin dal momento in cui ho letto il titolo e anche dopo aver letto la trama. Direttamente dalla scrivania 'Dreamwork', eccoci ad una commedia stile "monotono", ma con qualcosa in più.
Se Solo Fosse Vero, girato nel 2006, prende spunto dall'omonimo romanzo di Marc Levy, prossimamente tra i miei libri da leggere. La particolarità di questa storia, e ciò che mi spinge a fare una bella recensione, è appunto la trama.
La storia è quella di David il quale, dopo aver affittato un caratteristico appartamento a San Francisco, sarà costretto a convincersi che sia già abitato da un fantasma, Elizabeth. Non sarà un film in stile Amityville, e neanche una banale ghost-story in cui anime in pena spaventano gente per scopi malvagi. Ma la co-protagonista non sa d'essere in coma, perciò inizierà a scomparire e comparire nell'abitazione sotto gli occhi increduli di David, e nel frattempo si instaurerà tra loro un rapporto molto profondo, entrambi spinti dalla loro vita solitaria e dalla voglia di innamorarsi.
Oltre la trama, c'è anche da vedere la struttura del film, che, a parer mio è costruito molto bene, ma che, come tutte le commedie gira tutto intorno ai personaggi principali e ai loro ruoli nella storia, e vengono arricchiti da personaggi secondari con una spiccata personalità. Ma c'è anche da dire che per sviluppare commedie ci vogliono buoni attori, altrimenti il film risulta molto piatto. Perciò credo di poter dare almeno quattro stelle su cinque, ai protagonisti principali: Reese Witherspoon (vista ne La rivincita delle bionde) e Mark Ruffalo (il protagonista di 30 anni in un secondo). Hanno svolto bene il loro ruolo, senza uscire "fuori dai bordi", guidati da un ottimo regista, aggiungerei. Credo che per queste commedie ci voglia un ottima regia e Mark Waters, regista di "Quel Pazzo Venerdì" e "Mean Girls", ha svolto un buon lavoro in totale. Anche se, -senza essere cattiva- non è difficile trasformare un romanzo in film, specie con una struttura di racconto così semplice : inizio - svolgimento - fine. Ma il fatto stesso che lo "svolgimento" fosse così intricato, e ha saputo svilupparlo molto bene, gli fa guadagnare punti.
Questa romantica favola d'amore che supera i confini del mondo fisico e metafisico, viene addolcita ancora di più dalle leggiadre note musicali. Non che ne avesse bisogno, dato che il film era già di per sè molto dolce.
Novantacinque romantici, divertenti e toccanti minuti che non mancano davvero di coinvolgimento emotivo, ed al termine dei quali veniamo ancora una volta invitati a riflettere profondamente sul significato di quell'astratta, imprevedibile parola che nel dizionario troviamo alla voce "destino".

Qui c'è il film in streaming: Megavideo
E, per i curiosi più impavidi, qui c'è anche il libro: Se Solo Fosse Vero - Marc Levy



Anna, Che vi augura buone feste.

sabato 17 dicembre 2011

Kyashan - La Rinascita



Il primo film che vado a recensire è, per l'appunto, Kyashan. Film d'origine giapponese che prende spunto dall'omonima serie anime, è diretto da Kazuaki Kiriya nel 2004, e giunto in Italia solo due anni dopo. Senza dubbio è difficile riportare un film così complicato, data la trama così ordita tanto da non potersi neanche concentrare sui personaggi. Difatti, a differenza del cinema italiano e/o americano, i film orientali, tendono molto di più a concentrarsi sulla trama, cercando di curare l'aspetto visivo della pellicola con effetti speciali semplici ma efficaci, piuttosto che concentrarsi sulla costruzione psicologica e caratteriale dei personaggi. 

Il film si apre in un'atmosfera futuristica ma inquinata a tal punto da essersi diffuse molti generi di malattie. Dopo la fine della guerra per la conquista dell'Eurasia, lo scienziato Azuma dimostra d'aver ottenuto una coltivazione di cellule, chiamate neocellule, in grado di rigenerare i tessuti e per questo curare ogni tipo di malattia. Finanziato dall'esercito, riesce a trovare un modo per riprodurre interi organi e arti, ma ad un certo punto qualcosa va storto: grazie ad un intervento divino, di cui non si dà una precisa spiegazione, riemergono dalle vasche di coltivazione dei veri e propri esseri con forma umana, chiamati "neuroidi" per via della loro origine. Spaventato, l'esercito stermina senza pietà quest'esseri e ne sopravvivono solo in quattro. Decideranno in seguito di sterminare la razza umana, dato il mancato rispetto nei loro confronti. 
Nel frattempo un lutto famigliare colpisce il suddetto scienziato: suo figlio, Tetsuya, è morto nella guerra. Il padre decide allora di immergerlo in una di quelle vasche rigeneranti. Il figlio rinasce, ed è proprio qui che prende vita il mito di Kyashan. Questa scena è sottolineata dall'inquadratura del casco di Kyashan, come da Anime. Da qui, inizia la parte della guerrigliera dove, uno alla volta e a tratti, questi esseri e Kyashan si affrontano fino all'ultimo, con combattimenti movimentati e all'ultimo sangue, accompagnati da una musica di sottofondo di tipo Heavy Metal. Il tutto viene accompagnato dalla salita al potere del figlio del Generalissimo, di cui si sa fin troppo poco, e che, secondo me, serve solo ad arricchirne la trama. La pellicola, di qui in avanti diventa molto frenetica, ma anche noiosa, ravvivata solo da momenti di dolcezza e malinconica di poche figure femminili, quali la ragazza di Tetsuya, Luna, con il quale si riescono a creare nella storia pochi, ma profondi e dolci momenti; la madre del protagonista, Midori, con una grave malattia agli occhi, dà un idea di dolcezza materna ed è il personaggio con le idee pacifiche che contrasta le scene di guerra. Se non fosse per loro, e per la dolce colonna sonora dei "loro momenti", queste 2:16 ore non farebbe altri che un film basato su sfide all'ultimo sangue e conquiste politiche. 

 Il film, infatti vien tirato su con lenti ritmi di narrazione che lo rendono più vicino ad un certo cinema d'autore che alle comuni commedie, risultando monotono. Tuttavia, il finale sorprende un pò. In ogni film vi sono dei temi da raccontare come quelli già menzionati quali: guerra, politica e sopravvivenza. Ma  verso la fine, si capisce che si mirava anche a citare, in secondo piano, anche di legami famigliari (padre/madre-figlio) e sentimentali (Luna e Tetsuya) e - perché no? -  di etica comportamentale nei confronti degli altri. 
In ogni caso, bisogna riconoscere che, ormai abituati ai "lussuosi" blockbuster a stelle e strisce, un prodotto del genere appare ai nostri occhi in maniera molto "strana", portandoci a scuotere un pò la testa per un film del genere, poiché non siamo in grado di apprezzare diverse tecniche di regia. Però, a parer mio, fa piacere, una volta tanto, vedere in azione super eroi che non siano i soliti Superman o Spider-man, anche per poter meglio comprendere il senso del grande intrattenimento orientale, i cui film di fantascienza sembrano essere in grado di soddisfare specialmente i gusti più difficili. 




 Concludo mettendo qui il link in streaming del film: Megavideo




Anna, dopo due ore di attenta correzione.